Il 2015 è stato un anno pieno di soddisfazioni, che mi ha impegnato con soddisfazione sia come direttore creativo, sia come docente e coordinatore del Corso triennale di comunicazione pubblicitaria dello IED di Milano.
Uno dei lavori che mi ha maggiormente emozionato è stato sicuramente il workshop promosso da IED e Coldiretti Giovani Impresa, nato nell’autunno del 2014 nell’ufficio del direttore Alessandro Rimassa parlando di agricoltura partecipativa e cercando un argomento interessante da presentare alla Social Media Week 2015 di Milano.
Chi mi conosce sa della mia passione per orti e floricultura (Plumerie innanzitutto) e anche di quella per i progetti con al centro l’utente finale. Proprio mentre questi argomenti si incrociavano a proposito degli orti condivisi di Incredible Edible (ne parlo qui nel Blog Partecipactive) durante una delle mie lezioni di Teoria dei new media allo IED di Milano, una studentessa ha affermato:
In Italia non potrebbe funzionare qualcosa del genere, nessuno si fiderebbe a consumare prodotti agricoli coltivati da sconosciuti e cresciuti per strada”.
Partendo da questo insight, è nata l’idea del workshop grazie al quale è nato Greenmore, lo ‘Starbucks degli orti urbani’: un progetto in franchising da donare a comuni, privati o associazioni, strettamente connesso alle modalità dei social network e a quelle della sharing economy.
La vision? Rendere gli orti urbani, più affollati delle discoteche.
Mica male come sfida!
Cliccando qui o sulla preview dello Slideshare che segue trovate la presentazione del progetto Greenmore con le chart e i video che abbiamo usato alla Social Media Week 2015 di Milano. Vi farete sicuramente un’idea del progetto e di come abbiamo vinto questa sfida.
Se avete avuto la pazienza di guardare le chart e i video avrete capito che Greenmore è uno spazio, racchiuso in una serra, che combina un locale ristorante/bar/ritrovo e un orto urbano e che può essere realizzato su un terreno o su un tetto. In questo luogo vengono coltivati i prodotti che vengono utilizzati all’interno del locale e che vengono venduti al pubblico grazie all’operato di volontari ed esperti.
Se non lo avete fatto. è perché probabilmente vi siete tenuti per vedere il video integrale della nostra presentazione alla Social Media Week (lo trovate qui); ma siccome non ci credo, probabilmente state cercando di capire, continuando la lettura, come abbiamo risolto il problema della mancanza di fiducia e dello scarso interesse dei più giovani per progetti come questo.
Per il primo aspetto, grazie al coinvolgimento di Coldiretti Giovani Impresa e i suoi esperti. Per il secondo fornendo a volontari e gestori di Greenmore una ricompensa, e per decidere quale, lo abbiamo domandato direttamente al target. Viaggi, gift (come abbonamenti a palestre o teatri) e gli stessi prodotti coltivati sono stati i più richiesti.
Ma come realizzare realmente tutto questo e perché si parla di progetto replicabile o addirittura di franchising?
Perché ogni città, associazione, gruppo di persone può aprire uno spazio Greenmore basandosi sulla sua filosofia. Ma non solo, ogni spazio usufruisce del supporto tecnico delle delegazioni locali di Coldiretti Giovani Impresa, ma soprattutto di un’App, vero e proprio motore di Greenmore.
L’App permette infatti agli organizzatori di decidere cosa fare e quando, ai volontari di conoscere come essere utili ed organizzarsi in turni, ai consumatori di sapere cosa acquistare quando, dove e perché.
Nello slideshow che segue trovate qualche esempio delle funzionalità principali dell’App in relazione ai 3 diversi target: volontari, organizzatori e consumatori.
Al momento Greenmore rimane un progetto universitario con un concept una vision e una mission molto chiari e chissà che un giorno non diventi realtà.
Magari quando la distanza fra scuole e accelleratori d’impresa si accorcerà davvero.
Per concludere, nel video che segue, trovate l’intervista a me e Stefano Ravizza (delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa Lombardia) dove presentiamo il progetto Greenmore durante la trasmissione Smartcity di Marco Gatti sul canale Reteconomy di Sky.
Parlare in pubblico di quello che si fa a scuola credo sia l’unico per fare in modo che le cose accadano davvero.
E secondo voi?
Docenti: Matteo Righi, Francesco Grandazzi e Cinzia Piloni.
Gli studenti dei Corsi di Comunicazione pubblicitaria e design della comunicazione dello IED di Milano: Luca Apreia, Ilaria Lucchin, Elisa Del Favero, Delia Galbiati con Giacomo Casarollo, Giulia Mangano, Martina Leo, Thea Nikolova, Carlo Chiarino e Federica Ferraro
Grazie a Alessandro Rimassa, Carmelo Troccoli, Stefano Ravizza, Elisa Bergamaschino e al videomaker Guido Rizzone.