Informazioni su Matteo Righi

Creative Director di Diennea con un passato in Hagakure, Wunderman e ARC Leo Burnett. Tifoso del Bologna FC, dei social media e dei progetti partecipativi.

GVDE XII: nel nome di Enzo Baldoni, un’opportunità unica per i giovani creativi.

Fare gli onori di casa alla XII edizione del Grande Venerdì di Enzo agli ospiti, ai direttori creativi e agli studenti, mi ha reso davvero orgoglioso.
I motivi sono tanti: conosco bene la storia di questo evento, avendolo sostenuto quando ero nel Consiglio direttivo, ho partecipato a tutte le edizioni, è dedicato ad un mio amico che non c’è più e per questo e altri mille motivi mi è stato facile ripercorrerne la storia per studenti e soci che, per la prima volta, venivano coinvolti come reviewer.

Ma cos’è il Grande Venerdì di Enzo? Per i pochi che non lo sanno è una portfolio review organizzata dall’Art Directors Club Italiano, durante la quale un nutrito gruppo di Direttori Creativi incontrano a colloquio giovani creativi per la revisione del portfolio. È dedicato a Enzo Baldoni, giornalista, scrittore, blogger, ma anche socio dell’Art Directors Club Italiano e copywriter, scomparso in Iraq nel 2004 in circostanze tutt’ora misteriose.

L’ADCI ha iniziato a organizzare una portfolio review per la prima volta nel 2008, si chiamava Portfolio Night, ma dal 2012 abbiamo deciso di fare le cose da soli. E di dedicare l’evento a Enzo Baldoni e alla sua abitudine davvero speciale: ogni venerdì pomeriggio, apriva la porta della sua agenzia a tutti i giovani creativi in cerca di consigli sul proprio portfolio.

In diverse edizioni del GVDE abbiamo avuto come ospiti, all’apertura dei lavori, membri della famiglia Baldoni. Questa volta abbiamo avuto l’onore di avere tra noi il fratello minore Sandro, anche lui con un lungo passato in pubblicità.

Da Sandro ho cercato di carpire il motivo per cui Enzo dedicava i venerdì a questa attività e che consigli avrebbe dato ai giovani creativi presenti.

“Enzo è stato sempre un insegnante. Da giovani vivevamo in un paesino di campagna e lui già a 21 anni faceva delle supplenze di educazione fisica a scuola. È stato anche il mio insegnante, come supplente, in terza media e mi faceva fare un giro di campo in più degli altri!

Nonostante sia stato un pioniere nell’uso di Internet, dei blog, delle mailing list e dell’uso della tecnologia in comunicazione, diceva sempre che per imparare a comunicare bisogna stare tra la gente. Cosa che ho ripetuto spesso anche ai miei studenti: anche se oggi bisogna conoscere internet e la rete, non bisogna mai smettere di tenere un occhio sulla realtà”.

Per chi lo ha avuto come docente o come direttore creativo, come è capitato a me anche se per lavori ‘off ‘ e sperimentali, non può dimenticare la sua naturale propensione all’insegnamento e la dolcezza con la quale trasmetteva informazioni preziose, trovando il modo di spiegarle fino a farle diventare tue. Lo spirito giusto per partecipare al Grande Venerdì di Enzo come reviewer è tutto qui. Poi parlando dell’evento, Sandro Baldoni, che oltre che in pubblicità ha lavorato come sceneggiatore e regista, ci ha tenuto a far notare una peculiarità del GVDE.

“Questa del Grande Venerdì di Enzo è un’occasione unica per dei ragazzi che vogliono incominciare una professione, perché possono confrontarsi con dei professionisti. E non succede in tutte le professioni.

Il consiglio che voglio dare prima dell’inizio dei colloqui agli studenti è quello di parlare poco e di lasciare parlare i vostri lavori!”

E per iniziare le revisioni dei portfolii mancava davvero poco, solo ricordare ai DC di non giudicare tanto i lavori, quanto di aiutare i ragazzi a presentarli al meglio. A rendere le loro idee più comprensibili possibile agli interlocutori che incontreranno in futuro.

A questo punto ognuno dei 40 direttori creativi si è ritirato nella propria Room – anche questa volta abbiamo usato Meet per allargare la partecipazione a ogni parte d’Italia –  e ha ricevuto a colloquio 3 dei 60 ragazzi iscritti. Ognuno per 20 minuti anche se a volte abbiamo sforato!

Dopo un’ora di colloqui ci siamo rivisti nella Grande Room per una serie di considerazioni tra i Direttori creativi coinvolti.
Come sempre è il momento più divertente della serata, dove si può finalmente brindare, dove si raccolgono le considerazioni di chi ha partecipato per la prima volta. Un paio di pettegolezzi non mancano mai, ma è anche un momento di importanti considerazioni finali.

Sofia Ambrosini (socia di lunga data dell’ADCI) le ha riassunte così.

“Il GVDE si conferma uno degli appuntamenti più importanti per i giovani in cerca della loro occasione. La possibilità di avere 20 minuti per presentarsi – e presentare i propri lavori – a direttori creativi di esperienza, di ricevere consigli su come valorizzare e indirizzare il proprio talento e come evitare gli errori più frequenti nel portfolio non è cosa da poco.

È una possibilità che poi, in privato, può andare oltre i 20 minuti del colloquio del GVDE e diventare l’inizio di un rapporto costruttivo. Difficile essere all’altezza di Enzo, generoso al punto da regalare tutti i suoi venerdì ai giovani che bussavano alla sua porta, ma tutti noi potremmo – dovremmo – dedicare più tempo e attenzione ai creativi in erba e alle loro idee acerbe.

Perché quello che arriverà potrebbe essere meglio di quello che abbiamo già visto, e perché lo dobbiamo a Enzo e alle occasioni che abbiamo ricevuto dai nostri maestri e da questo meraviglioso mestiere.”  

Non si può non essere d’accordo, soprattutto perché non si trasmette cultura se non si è disponibili a trasferire agli allievi quello che abbiamo imparato dai maestri.

Credo che a Enzo, per il suo carattere e la sua capacità di coinvolgere, sarebbe davvero piaciuto essere ricordato così. E come appassionato di tecnologia e precursore dello smart working, avrebbe apprezzato anche la modalità online.

Ma senza disdegnare un brindisi offline alla prima occasione!

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Post precedentemente pubblicato nel blog dell’Art Directors Club Italiano a questo link

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GVDE X: l’edizione più internazionale (e undistancing) del Grande Venerdì di Enzo.

Si è conclusa da poche ore l’edizione più “undistancing” del Grande Venerdi di Enzo arrivato alla decima edizione. Ospitato come era già successo nel passato, all’interno della cornice di IF! Italians Festival, il Festival organizzato da ADCI e UNA, che promuove il valore della creatività come elemento centrale dell’industry della comunicazione. Ci mancherebbe altro!

Dicevo “undistancing” non solo perché è stata l’edizione che ha definitivamente allargato i confini della Portfolio review dedicata a Enzo Baldoni, coinvolgendo Direttori creativi italiani di ogni parte del mondo, da Napoli a New York, da Caselle a Dubai! Ma anche perché si è svolta come la precedente edizione completamente via Google Meet.

Come ha fatto notare Jack Blanga, consigliere dell’Art Directors Club Italiano e organizzatore della manifestazione, in meno di un’ora abbiamo fatto 150 colloqui. Un record assoluto! Ognuno dei 50 Direttori creativi ne ha fatti 3 e io sono stato particolarmente fortunato: ho visionato i portfoli di 3 ragazze di Napoli, due art e una copy, veramente affamate di consigli, suggerimenti e osservazioni. Con dei bei lavori da commentare insieme. Ho imparato anche qualcosa. è sempre bello quando succede e si crea un vero scambio.

Il momento finale, in una grande room con presenti i 50 Direttori creativi e i 150 studenti/junior iscritti alla review è stato il momento più emozionante della serata.

Belli i commenti dei DC che si rivedevano a 20 anni nella stessa situazione dei giovani creativi. A me è venuto quel momento in cui esci da scuola, sai che hai studiato tante cose, ma ora devi imparare a diventare un professionista. Un momento in cui si ha bisogno dei consigli di chi già fa quel lavoro. Interessante anche il pensiero al “culo” che ognuno di noi si è fatto per essere ora dall’altra parte del monitor!

Forse proprio per questo ricordo condiviso, il consiglio più importante è stato quello di “rompere le scatole”, di non aver paura a inviare il CV anche più volte. Capita spesso che vengano assunti creativi con cui si è entrati in contatto più e più volte. A me è capitato: ho assunto almeno 3 persone un anno dopo il primo colloquio.

A quel punto – giustamente – uno studente ha scritto nella chat: dateci le vostre email!
Lo abbiamo fatto. Chissà chi ci scriverà!


Partecipare al GVDE non è solo un grandissimo onore ma anche qualcosa che faccio volentieri e con amore. Mi piace esserci perché porto avanti una tradizione iniziata da un mio amico che purtroppo non c’è più. Ma anche perché sono convinto che sia un’esperienza talmente unica per uno studente che dovremmo organizzare un GVDE al mese!

COPYD19: 70 copywriter italiani (meno uno) raccontano la quarantena in un libro.

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L’Associazione Italiana Copywriter, un’associazione che rispetto e sostengo come ho sempre fatto con AIAP e ADI, ha pubblicato in questi giorni, sulla piattaforma Amazon Kindle Direct Publishing, il libro “COPYD19 – Creativi in quarantena”.

Si tratta di un libro collettivo, scritto a scopo benefico, il cui ricavato andrà interamente devoluto alla Protezione Civile per sostenere le famiglie degli operatori sanitari che hanno perso la vita nella lotta al Coronavirus.

È un libro che riunisce tanti professionisti, per dare una visione variegata di uno dei periodi più strani e insoliti della nostra storia, che racconta il lockdown con una visione molto umana e molto emozionante.

Non è usuale scrivere di quanto il virus abbia cambiato il nostro mondo, ma è divertente scoprirlo in storie che ci parlano di legami imprevisti, di smartworker disperati, di amori che nascono, di solitudini che uccidono, di strani amori, di piccoli guai.
Ma anche di storie assurde, come quella che ho scritto io e del suo protagonista, il Toso, che si ritrova nel primo focolaio a Vo’ il giorno della chiusura del paese a causa di una rivincita a carte.

È un libro pieno di racconti, a firma di grandi copywriter come Massimo Guastini, Paolo Iabichino, Alfredo Accatino, Marco Faccio e Pasquale Barbella ma anche di un art director come me (ed è la seconda volta che mi trovo coinvolto in una settimana in un’iniziativa che coinvolge uno dei più grandi come Pasquale. Cosa che mi rende orgoglioso del fatto che se hai una storia da raccontare, ce la fai anche per immagini. Forse).

Inutile dire che anche io come voi non vedo l’ora di leggerle tutte, a partire da quelle dei miei illustri colleghi.

L’unico modo per farlo però  è acquistare il libro su Amazon in versione Kindle o in versione cartacea con copertina flessibile rispettivamente a 9,99 € o 15,60€.
Fallo subito scegliendo il formato che preferisci!

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Per saperne di più sull’iniziativa, vai su Partecipactive (qui).

 

 

Fight the virus: GVDE 2020 Intercity.

Anche quest’anno, come in tutte le edizioni svolte sino ad ora, sono stato uno dei 75 “reviewers”, i direttori creativi a disposizione per visionare i portfolii di junior e studenti con la formula nota del Grande Venerdi di Enzo. Per chi non lo sapesse, il GVDE è l’evento creato dall’Art Directors Club Italiano per ricordare Enzo Baldoni, socio del club, scomparso nel 2004 in Iraq.
Per la prima volta si è svolto, con l’aiuto di Google completamente online, incrociando le residenze di direttori creativi e studenti.

Inutile dire che sentire parlare di “migliori direttori creativi italiani” e vedere il proprio nome associato a quelli di tanti esimi colleghi e amici: Pasquale Barbella, Karim Bartoletti, Francesco Taddeucci, Assunta Squittieri, Miriam Bianchi, Vincenzo Celli, Serena di Bruno, Marco Diotallevi , Federico Russo, Patrizia Boglione, Massimiliano Maria Longo, Paola Manfroni, Laura Grazioli, Giuseppe Campisi, Mirko Cottone, Michele Comuzzi, Andrea Foresi, Francesco Guerrera, Valerio Le Moli, Pietro Lena, Anna Meneguzzio, Manuel Musilli, Luca Pannese, Luca Lorenzini, Luca Pedrani, Paola Rosi, non può che essere un grande onore.

Ma la cosa che mi fa più piacere, nel partecipare a questa iniziativa utile a dare consigli ai giovani creativi nel breve tempo di 15 minuti, è farlo nel nome di Enzo Baldoni, amico personale e amico di famiglia. Un saluto a Guido, Gabriella, Giusi e Sandro. Siete un’esempio come lo Enzo per me.

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[Update]

E’ uscito oggi (venerdi 26) un video pubblicato nel canale Facebook dell’ADCI che racconta l’indimenticabile serata. Buona visione.

L’auto creata online con ‘500 wants you’ compie gli anni. Per festeggiarla, apro l’archivio segreto.

Dal gennaio 2006 al maggio 2009 sono stato Direttore Creativo di ARC (Leo Burnett) Torino. Sono stati 3 anni e mezzo meravigliosi e lavorativamente parlando, un periodo probabilmente irripetibile.

Insieme a un gruppo fantastico (per ricordarli alla fine di questo post troverete i loro nomi) e in un’agenzia ottimamente strutturata, abbiamo realizzato la piattaforma partecipativa 500 wants you: il lancio della nuova 500 sul web. Praticamente uno dei più lunghi teaser che si possano ricordare in comunicazione (quasi 500 giorni) e probabilmente il primo caso al mondo di marketing collaborativo web based.

Per ricordare un’esperienza che ha coinvolto 9 milioni di persone, in occasione del decimo anno di compleanno di 500 apro come al solito il mio archivio privato.

Per chi vuole avere un’overview del progetto, può guardare il case study video a seguire. Racconta tutto di un progetto davvero innovativo nel panorama dell’automotive mondiale.

Chi vuole invece approfondire, troverà sotto ai video i link a 8 interessanti post con un livello di dettaglio maggiore.

 

Nei link a seguire trovate tutti i post che ho scritto per il mio blog sui progetti partecipativi dove ho raccontato:

  • com’è nata la piattaforma (qui)
  • come e perché abbiamo coinvolto target differenti (qui)
  • come abbiamo fatto a ricreare un auto partendo da due fotografie (qui)
  • di come abbiamo scoperto il mood musicale di 500 assieme ai suoi fan (qui)
  • di come abbiamo fatto a continuare a ingaggiare le persone anche dopo il lancio dell’auto (qui)
  • di come 500 ha fatto brandertainment creando assieme agli utenti il suo mondo (qui)
  • della collaborazione tra 500 wants you e YouTube, agli albori del videosharing (qui)
  • e anche del primo compleanno della nuova 500 (qui).

Se siete curiosi, se vi interessano i progetti partecipativi, date un’occhiata ai link.

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Qui a seguire invece il video di quando sono andato a presentare il case study a Leo Burnett Bangkok il 28 luglio del 2008. Una giornata davvero incredibile, in un’agenzia che ha vinto tutto.

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Anni: 2006-2009
Agenzia: ARCWW Torino/Leo Burnett Italia

Cliente: FIAT Automobiles S.p.A.
Brand & Commercial Director FIAT Group: Luca De Meo
Head of Communication FIAT: Giovanni Perosino
Internet Manager FIAT: Stefano Stravato, Luis Cilimingras
Head of Centro Stile FIAT: Roberto Giolito

Client Service Director: Carmen Momo
Digital Creative Director: Matteo Righi
Technical Director: Gianluca Mori

Art Director: Gaetano Musto
Webdesigner: Paolo J. Medda, Roberto Agagliate, Diego Tufano, Tiziano Allemand
Copywriter: Lietta Marucco, Federica Altafini
Content Manager: Raffaella Ramondetti, Barbara Berardi, Cristina Gilli
Developers: Paolo Faccini, Marco Carrodano, Erika Marquez, WIP Italia
Music: Tiziano Lamberti, Domenico Sandri Giachino
Project Managers: Cristina Pagano, Viviana Ferrero
Account: Federica Semeria, Claire Gentils, Ariele Canuto, Riccardo Vavalà

C.E.O. Leo Burnett Italia: Giorgio Brenna
A.D. Leo Burnett Torino: Guido Chiovato
FIAT Creative Director Leo Burnett Torino: Paolo Dematteis, Riccardo Robiglio

Virgilio festeggia 50 anni con lo spot e la campagna integrata “Qui da noi”.

Sono on air da alcuni giorni sulle reti Mediaset gli spot che d&f ha realizzato per Virgilio, il brand lattiero-caseario di Mantova che ha deciso di festeggiare i suoi primi 50 anni debuttando in TV.

I due spot da 20’’ (e quello in versione estesa per il web), raccontano in modo caratteristico e ironico il territorio mantovano e quel ‘saper fare’ secondo tradizione tipico di questa terra.

Il cuore della campagna è racchiuso nel concept “Qui da noi”. Un’espressione che rappresenta la qualità dei prodotti Virgilio, circoscrivendo un patrimonio gastronomico e culturale d’eccellenza. Un brand manifesto, che rende protagonisti il territorio e la sua gente, che è rimasta fedele alle tradizioni, pur sapendo guardare avanti.

Con questo debutto in TV, infatti, Virgilio inaugura un anno di festeggiamenti e investimenti in comunicazione che vedranno il concept “Qui da noi” vivere in una campagna integrata che coinvolgerà stampa, affissioni (nella foto), web, social network, eventi, e una serie di attività trade a sostegno del sell-out.

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Tra le prime attivazioni, è on line il mini sito della campagna con un contest online che premia i contributi degli utenti con tanti prodotti Virgilio e un weekend da milionario a Mantova. Non poteva certo mancare un contenuto partecipativo in un progetto che mi vede coinvolto!

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Gli spot sono stati un debutto non solo per Virgilio, ma anche per me. Dopo 10 anni tra Torino e Milano a occuparmi principalmente di digitale e social network, ci volevano Bologna e una nuova agenzia per realizzare una vera campagna integrata e i miei primi spot come direttore creativo.

Un’esperienza entusiasmante, che è appena cominciata ma già incomincia a dare i suoi frutti. E siccome sono nato anch’io nel 1966, ho un motivo in più per festeggiare insieme a Virgilio!

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Nella foto Pierpaolo Marconcini (Art director senior), Irene Caselli (Regista dello spot) ed io.

 

 

Cliente: Consorzio Latterie Virgilio
Marketing Director: Costanza Capitani
Marketing Assistant: Matteo Zilocchi

Agenzia: d&f
Client Service Director: Stefano Braga
Creative Director: Matteo Righi

Senior Art Director: Pierpaolo Marconcini
Senior Copywriter: Paola Mazzali
Strategic Planner: Ileana Infantino
Account: Anna Giordano

Casa di produzione: Terminal Production
Executive Producer: Luca Callori di Vignale
Producer: Silvia Veronesi
Director: Irene Caselli
Dop: Fabrizio La Palombara
Post production: Corrado Iuvara

Web factory: Media XP

Fotografo: Luca Sacchi

Greenmore: un progetto replicabile di agricoltura urbana collaborativa e partecipativa.

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Il 2015 è stato un anno pieno di soddisfazioni, che mi ha impegnato con soddisfazione sia come direttore creativo, sia come docente e coordinatore del Corso triennale di comunicazione pubblicitaria dello IED di Milano.

Uno dei lavori che mi ha maggiormente emozionato è stato sicuramente il workshop promosso da IED e Coldiretti Giovani Impresa, nato nell’autunno del 2014 nell’ufficio del direttore Alessandro Rimassa parlando di agricoltura partecipativa e cercando un argomento interessante da presentare alla Social Media Week 2015 di Milano.

Chi mi conosce sa della mia passione per orti e floricultura (Plumerie innanzitutto) e anche di quella per i progetti con al centro l’utente finale. Proprio mentre questi argomenti si incrociavano a proposito degli orti condivisi di Incredible Edible (ne parlo qui nel Blog Partecipactive) durante una delle mie lezioni di Teoria dei new media allo IED di Milano, una studentessa ha affermato:

In Italia non potrebbe funzionare qualcosa del genere, nessuno si fiderebbe a consumare prodotti agricoli coltivati da sconosciuti e cresciuti per strada”.

Partendo da questo insight, è nata l’idea del workshop grazie al quale è nato Greenmore, lo Starbucks degli orti urbani’: un progetto in franchising da donare a comuni, privati o associazioni, strettamente connesso alle modalità dei social network e a quelle della sharing economy.
La vision? Rendere gli orti urbani, più affollati delle discoteche.
Mica male come sfida!

Cliccando qui o sulla preview dello Slideshare che segue trovate la presentazione del progetto Greenmore con le chart e i video che abbiamo usato alla Social Media Week 2015 di Milano. Vi farete sicuramente un’idea del progetto e di come abbiamo vinto questa sfida.

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Se avete avuto la pazienza di guardare le chart e i video avrete capito che Greenmore è uno spazio, racchiuso in una serra, che combina un locale ristorante/bar/ritrovo e un orto urbano e che può essere realizzato su un terreno o su un tetto. In questo luogo vengono coltivati i prodotti che vengono utilizzati all’interno del locale e che vengono venduti al pubblico grazie all’operato di volontari ed esperti.

 

Se non lo avete fatto. è perché probabilmente vi siete tenuti per vedere il video integrale della nostra presentazione alla Social Media Week (lo trovate qui); ma siccome non ci credo, probabilmente state cercando di capire, continuando la lettura, come abbiamo risolto il problema della mancanza di fiducia e dello scarso interesse dei più giovani per progetti come questo.

Per il primo aspetto, grazie al coinvolgimento di Coldiretti Giovani Impresa e i suoi esperti. Per il secondo fornendo a volontari e gestori di Greenmore una ricompensa, e per decidere quale, lo abbiamo domandato direttamente al target. Viaggi, gift (come abbonamenti a palestre o teatri) e gli stessi prodotti coltivati sono stati i più richiesti.

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Ma come realizzare realmente tutto questo e perché si parla di progetto replicabile o addirittura di franchising?

Perché ogni città, associazione, gruppo di persone può aprire uno spazio Greenmore basandosi sulla sua filosofia. Ma non solo, ogni spazio usufruisce del supporto tecnico delle delegazioni locali di Coldiretti Giovani Impresa, ma soprattutto di un’App, vero e proprio motore di Greenmore.

L’App permette infatti agli organizzatori di decidere cosa fare e quando, ai volontari di conoscere come essere utili ed organizzarsi in turni, ai consumatori di sapere cosa acquistare quando, dove e perché.

Nello slideshow che segue trovate qualche esempio delle funzionalità principali dell’App in relazione ai 3 diversi target: volontari, organizzatori e consumatori.

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Al momento Greenmore rimane un progetto universitario con un concept una vision e una mission molto chiari e chissà che un giorno non diventi realtà.

Magari quando la distanza fra scuole e accelleratori d’impresa si accorcerà davvero.

 

Per concludere, nel video che segue, trovate l’intervista a me e Stefano Ravizza (delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa Lombardia) dove presentiamo il progetto Greenmore durante la trasmissione Smartcity di Marco Gatti sul canale Reteconomy di Sky.

Parlare in pubblico di quello che si fa a scuola credo sia l’unico per fare in modo che le cose accadano davvero.

E secondo voi?

 

 

Docenti: Matteo Righi, Francesco Grandazzi e Cinzia Piloni.

Gli studenti dei Corsi di Comunicazione pubblicitaria e design della comunicazione dello IED di Milano: Luca Apreia, Ilaria Lucchin, Elisa Del Favero, Delia Galbiati con Giacomo Casarollo, Giulia Mangano, Martina Leo, Thea Nikolova, Carlo Chiarino e Federica Ferraro

Grazie a Alessandro Rimassa, Carmelo Troccoli, Stefano Ravizza, Elisa Bergamaschino e al videomaker Guido Rizzone.

(Just like) starting over.

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Dopo 10 anni tra Torino e Milano come Direttore Creativo in agenzie internazionali, ho deciso di ritornare nella mia Bologna per potenziare il reparto creativo di d&f e diventare motore di crescita di una realtà in forte sviluppo.

Chi mi conosce sa che negli ultimi dieci anni sono stato parecchio in giro.
Dopo aver fondato in gioventù Mollusco & Balena ed aver proseguito la “carriera solista” con Balena Corporation, ho deciso all’alba dei quarant’anni di entrare nel mondo dei network internazionali. Sono stato digital creative director in ARCWW/Leo Burnett e in Wunderman, poi direttore creativo di Hagakure e infine in Doing, occupandomi di piattaforme di marketing interattivo, campagne e strategie di attivazione innovative su media classici e social network per brand come FCA, Fiat 500, Nokia, Microsoft, Sky, Telecom Italia, Haribo, Ferrero, Unilever, Leroy Merlin, AIE, Fernet Branca e tanti altri. Molti successi sono in questo blog o su Linkedin (qui).

Quello che mi ha riportato a Bologna non sono solo le tagliatelle come sostiene qualcuno, ma il desiderio di scommettere su una realtà numericamente agile ma molto ben strutturata, che fonde ricerca creativa, qualitativa e strategica senza paura di mettersi in gioco e di guardare in faccia ai risultati. Voglio rendere onore all’investimento che d&f e il suo CEO Stefano Braga hanno fatto su di me per rendere sempre più vera e misurabile la promessa dell’agenzia: far crescere i brand creando relazioni significative con le persone, che è poi la mia mission di sempre.

Rimbocchiamoci le maniche regaz!

 

Doppio argento per la campagna per AIE “Un libro è un libro”.

La faccio breve (anche perché la videocase di cui sopra spiega ogni cosa): la campagna dell’Associazione Italiana Editori “Un libro è un libro” quella che ha equiparato l’IVA sugli e-book a quella dei libri cartacei, sfidando la Comunità Europea e diventando legge, nel giro di un paio di mesi ha vinsto un Silver ai prestigiosi W3 Awards e un altro agli ADCI Awards!

A questo punto potremmo fermarci qui.
Ma come al solito c’è la parte per i più curiosi.

Gli obiettivi della campagna erano dimostrare che una storia è una storia, indipendentemente dal supporto di lettura. Favorire la diffusione del libro attraverso le nuove tecnologie (il nostro Paese è al penultimo posto in Europa per indice di lettura). Sensibilizzare gli altri Paesi europei sfruttando la presidenza italiana di turno nel semestre presso l’Unione Europea (primi 6 mesi del 2015). Porre fine alla discriminazione tra libro ed ebook prevedendo lo stesso trattamento fiscale, in Italia e in Europa.

Questi i risultati incredibili che abbiamo ottenuto.

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La campagna #unlibroèunlibro è stata annunciata l’8 ottobre 2014 in occasione dell’inaugurazione della Fiera di Francoforte e con l’occasione sono stati aperti i canali Facebook e Twitter di Un libro è un libro.

In attesa del lancio ufficiale sono stati veicolati i temi chiave della campagna: uguaglianza tra ebook e libro cartaceo, valore indiscriminato della lettura e della cultura.
Il 31 ottobre è stata lanciata ufficialmente la campagna tramite il sito www.unlibroeunlibro.org e la call to action agli utenti: Say no to ebook discrimination. Il lancio è stato supportato da un Twitter talk, a cui ha preso parte tutto il mondo del libro sponsorizzato attraverso un promoted trend. Basti guardare nel sito gli autori che hanno supportato la campagna per capirne la portata.

In una sola giornata – la prima se ricordo bene – sono state generate circa 10.000 interazioni con l’hashtag #unlibroèunlibro. La campagna è proseguita con successo, grazie alla partecipazione di nomi importanti e al supporto continuativo degli utenti.

Due ulteriori momenti chiave sono stati il “social bombing” – il mio preferito, inutile dirlo – con cui gli utenti hanno potuto inviare il loro tweet all’account del Parlamento europeo, e la fase di chiusura, che ha affiancato i percorso verso l’approvazione dell’emendamento nella legge di stabilità.

Le interazioni complessive hanno superato la soglia di 43.000.
Dal 1 gennaio 2015 finalmente gli ebook sono stati equiparati ai libri di carta: IVA agevolata al 4% per entrambi.
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L’Italia ha detto NO alla discriminazione degli ebook: ed è stata una grande vittoria ottenuta grazie al Governo, al Parlamento, ma soprattutto grazie al contributo degli autori (molti dei quali amici personali ma è solo un vanto), dei lettori e degli editori che hanno sostenuto la campagna #unlibroèunlibro, nel sito e nei Social Network.

Abbiamo vinto in oltre 40.000 ed era doveroso condividere anche il premio ricevuto!
Abbiamo detto no alla discriminazione ancora una volta.

Viva la folla!

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Cliente: AIE (Associazione Italiana Editori)
Agenzia: Hagakure (Doing)

Direttore Creativo: Matteo Righi
Art Director: Marco Tironi
Copywriter: Fabio Montalbetti
Community Designer: Francesco Grandazzi, Lucia Ceriani
Community Manager: Claudia Consoli, Sabrina Chetta
Strategic Planner: Marco Saracino, Marco Massarotto
Developer: Lorenzo Colarieti, Valentino Tombesi
Monitoraggio: Eleonora Cipolletta, Luca Rovere
Social Advertising: Rossana Cipolletta
Responsabile contatto: Manuela Esposito, Francesca Vigliani
Partner: Marco Massarotto

© Hagakure (Doing) 2015

Macchianera Italian Awards: non c’è tre senza quattro!

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Questo post è per ringraziare le 5.895 persone che grazie ai loro voti online, ci hanno permesso di vincere pochi giorni fa, il premio come Miglior Web Agency ai Macchianera Italian Awards 2015.

Questo premio, che viene assegnato durante la Festa della Rete di Rimini è molto ambito per chi lavora per Internet e i social network, perché la classifica non è determinata da una giuria, ma dalle stesse persone con le quali lavoriamo e collaboriamo tutti i giorni e dal pubblico che segue i progetti che realizziamo.

Hagakure ha vinto nel 2011 poche settimane prima del mio ingresso in agenzia come direttore creativo; nel 2013 e nel 2014 abbiamo vinto di nuovo e quest’anno ci siamo riconfermati vincendo con il nuovo nome Doing.

Ancora grazie a tutti.